"...Devo aver mangiato qualcosa di pesante ieri sera, ho dormito malissimo stanotte e questa mattina mi sono svegliato di pessimo umore. Ho deciso così: oggi voglio essere totalmente pessimista!
Mettiamo che io non trovi le ciabatte, che il riscaldamento globale abbia la meglio, che la colazione mi vada di traverso e che l'umanità fallisca in tutti i suoi buoni propositi di cambiamento, che nei prossimi 80 anni le temperature aumentino di 5 gradi centigradi portandoci in quel famigerato e apocalittico "scenario sconosciuto" che ogni tanto citano i climatologi..."
"..Poi comparve l'idea di utilità, ossia "la soddisfazione di una persona ottenuta dal consumo di un bene", e come si misura? Con il prezzo che una persona è disposto a pagare per un servizio o prodotto.
Ma un consumatore preferisce sempre consumare di più che meno, e quindi si arriva facilmente alla conclusione che un continuo aumento dei consumi sia sinonimo di soddisfazione e felicità, quindi come misuro la felicità? Con l'aumento dei consumi! E come misuro i consumi? Con il PIL..."
La produzione alimentare è uno dei settori maggiormente impattanti a livello ambientale, basti pensare che il 24% di tutte le emissioni antropiche è dovuto all’intera industria alimentare e di tutto il cibo prodotto, un terzo viene perso o sprecato (Report IPCC, 2019).
Noi siamo cresciuti con il mito della crescita costante, crescita infinita del PIL con grafici fatti da una freccia che indica su, in alto a destra, sempre più su. Tutti sapevano che questo sarebbe stato impossibile, nulla cresce all'infinito, nulla è eterno, prima o poi qualcosa sarebbe dovuto cambiare. Ora siamo arrivati al "prima o poi", questo modello di crescita non è più compatibile con la prosperità e il benessere su questo pianeta, e ne vediamo esempi e segnali ogni giorno, dagli infernali incendi australiani, ai 20 ° di febbraio ai poli, dalle stagioni secche che in realtà sono piovose in Nepal, alla desertificazione del sud Italia.
Al mondo ci sono più di 2 miliardi di persone che vivono nelle regioni caratterizzate da forte stress idrico e le Nazioni Unite hanno stimato che entro il 2040 uno su quattro dei bambini al di sotto di 18 anni, circa 600 milioni, vivrà in aree caratterizzate da stress idrico. Senza l'acqua non si può stare, perciò dove scarseggia l'unica possibilità è organizzarsi per andare verso la fonte d'acqua più vicina e fare scorta. Indovinate un po' chi di solito viene mandato ad assolvere questo compito? Proprio le donne.
"...Tuttavia, l’ambiente è solo la parte più immediatamente riconoscibile della sostenibilità, è il “cappello” nella figura, è il significato comune di un concetto più complesso, è solo un’immagine, una forma, che nasconde almeno altri due significati: le persone e il denaro.
Dopotutto, l’essenziale è invisibile agli occhi. Sì, il vero significato di sostenibilità, il suo valore profondo, risiede nell’equilibrio costante tra l’ambiente, la società e l’economia.."
Viviamo in una nube di polveri sottili e nuvole di grigio rifiuto tossico su cui noi, generazione “Z”, dovremmo costruire il nostro futuro. E se dobbiamo essere la generazione dell’ultima lettera dell’alfabeto, quella in cui viene riposta l’ultima speranza e la responsabilità più grande con i mezzi tecnici più avanzati, allora è preferibile interpretare quella “Z” come un invito a seguire un ciclico inizio che comincia nuovamente dalla fine: “Z” come “Zero”, perché è da lì che bisogna ripartire.
Il cambiamento climatico per tutto questo è doppiamente pericoloso, in primo luogo per gli effetti catastrofici sul sistema uomo-pianeta e in secondo luogo perchè riesce a non far scattare quegli “allarmi” che genererebbero la risposta corretta al problema da parte della specie umana.
Il pipistrello, animale molto curioso, può insegnarci molto sul leggere la realtà che ci circonda così da poter migliorare il nostro presente e il nostro futuro.